Non capita di frequente che una formazione politico-amministrativa si interessi di problemi che vanno fuori dai rigidi confini della propria competenza giuridica. Questa volta, in questa tornata elettorale, càpita: Varese 2.0 pone attenzione al nuovo raccordo ferroviario che in modo improprio e riduttivo è stato definito Arcisate-Stabio, attualmente ancora in costruzione. In effetti, se anche non si volesse al momento affrontarne il ruolo internazionale largo, europeo, tuttavia è evidente la sua importanza di fondo per il prossimo sviluppo dell’area varesina, di cui la città capoluogo dovrebbe farsi promotrice, almeno a livello territoriale sub-regionale. Importanza per la verità misconosciuta da Varese in questi ultimi dieci anni, fin dalle proposte progettuali e non scalfita neppure dall’inizio dei lavori. Eppure…
Eppure, quando fra un anno- un anno e mezzo, la nuova ferrovia sarà in esercizio, Varese non sarà più una stazione (praticamente) di testa, terminale di una radiale in partenza da Milano, ma sarà trasformata in stazione passante, collegata con continuità e agevolmente con centri di assoluto interesse quali Como e Lugano. Al di là della questione tecnico-ferroviaria è evidente come questo fatto possa cambiare l’attuale ruolo di Varese sul territorio, non più solo capoluogo di riferimento dell’alto varesotto ma polo attivo all’interno di scambi di varia natura – culturali, sociali, economici e altro – in un contesto di area vasta molto qualificata, sub regionale ed internazionale.
Se è vero che da Varese l’accesso a Como e Lugano con mezzo pubblico in sede propria (quindi affidabile) si è stimato di durata inferiore alla mezz’ora, è altrettanto vero come valga il reciproco: da Como e Lugano potrà convenire spostarsi con una sostenuta frequenza verso Varese, a certe condizioni. Quali? Che Varese, per esempio, riesca a ritagliarsi e costruirsi una immagine di prima fila – di livello regionale o pluriregionale – in un settore originale, ancora poco esplorato e poco diffuso. E che poi metta in calendario i conseguenti eventi locali, ad integrazione e non in concorrenza con le cittadine sunnominate, nei periodi in cui la città può offrire il suo aspetto più attraente. Scelte delicate e spinose, che impongono una ricognizione generale delle attività in essere e una analisi delle possibili vocazioni varesine, e che richiedono oltretutto una forte dose di coraggio nell’indicare una direzione di marcia. (Potrebbe essere la musica classica contemporanea, che pure a Milano è trascurata?). C’è da dire che se anche la ferrovia è ancora di là da venire, tuttavia già se ne stanno studiando gli orari di funzionamento, un argomento non secondario rispetto al tipo di problema sollevato ma che non è mai risultato all’attenzione di chi di dovere.
Il contesto delineato coinvolge infine direttamente il progetto della unificazione delle due stazioni ferroviarie di Varese, Nord e Stato, progetto molto discusso e minimamente avviato. Logico che si debba proporre fra le due un percorso pedonale dedicato ai viaggiatori, ma lo scopo primario dell’intervento dovrebbe consistere nel risolvere l’attuale non-luogo di quest’area trasformandolo in un ambiente in cui sia piacevole spostarsi, fermarsi, conversare, leggere, studiare, informarsi, ecc., un quartiere insomma, presidiato da servizi pubblici confortevoli e di buona qualità. Tutto il contrario di quanto ci aspetta oggi. Non sarebbe proprio il caso di attrarre popolazioni dall’esterno per offrire poi uno spettacolo penoso.
* Architetto, assessore alla grandi opere del Comune di Induno Olona nella passata legislatura