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 VARESE IN FERROVIA SVOLTA EPOCALE: DI EUGENIO PERSENICO *

 

Non capita di frequente che una formazione politico-amministrativa si interessi di problemi che vanno fuori dai rigidi confini della propria competenza giuridica. Questa volta, in questa tornata elettorale, càpita: Varese 2.0 pone attenzione al nuovo raccordo ferroviario  che in modo improprio e riduttivo è stato definito Arcisate-Stabio, attualmente ancora in costruzione. In effetti, se anche non si volesse al momento affrontarne il ruolo internazionale largo, europeo, tuttavia è evidente la sua importanza di fondo per il prossimo sviluppo dell’area varesina, di cui la città capoluogo dovrebbe farsi promotrice, almeno a livello territoriale sub-regionale. Importanza per la verità misconosciuta da Varese in questi ultimi dieci  anni,  fin  dalle proposte progettuali e non scalfita neppure dall’inizio dei lavori.  Eppure…

Eppure, quando fra un anno- un anno e mezzo, la nuova ferrovia sarà in esercizio, Varese non sarà più una stazione (praticamente) di testa, terminale di una radiale in partenza da Milano, ma sarà trasformata in stazione passante, collegata con continuità e agevolmente con centri di assoluto interesse quali Como e Lugano. Al di là della questione  tecnico-ferroviaria è evidente come questo fatto possa cambiare l’attuale ruolo di Varese sul territorio, non più solo capoluogo di riferimento dell’alto varesotto ma polo attivo all’interno di scambi di varia natura – culturali, sociali, economici e altro  – in un contesto di area vasta molto qualificata, sub regionale ed internazionale.

Se è vero che da Varese l’accesso a Como e Lugano con mezzo pubblico in sede propria (quindi affidabile) si è stimato di durata inferiore alla mezz’ora, è altrettanto vero come valga il reciproco: da Como e Lugano potrà convenire spostarsi con una sostenuta frequenza verso Varese, a certe condizioni.  Quali? Che Varese, per esempio, riesca a ritagliarsi e costruirsi una immagine di prima fila – di livello regionale o pluriregionale – in un settore originale, ancora poco esplorato e poco diffuso. E che poi metta in calendario i conseguenti eventi locali, ad integrazione e non in concorrenza con le cittadine sunnominate,  nei periodi in cui la città può offrire il suo aspetto  più attraente. Scelte delicate e spinose, che impongono una ricognizione generale delle attività in essere e una analisi delle possibili vocazioni varesine, e che richiedono oltretutto  una forte dose di coraggio nell’indicare una direzione di marcia. (Potrebbe essere la musica classica contemporanea, che pure a Milano è trascurata?).   C’è da dire che se anche la ferrovia è ancora di là da venire, tuttavia già se ne  stanno studiando  gli orari di funzionamento, un argomento non secondario rispetto al tipo di problema sollevato ma che non è mai risultato all’attenzione di chi di dovere.

Il contesto delineato coinvolge infine direttamente il progetto della unificazione delle due stazioni ferroviarie di Varese, Nord e Stato, progetto molto discusso e minimamente avviato. Logico che si debba proporre fra le due un percorso pedonale dedicato ai viaggiatori, ma lo scopo primario dell’intervento dovrebbe consistere nel risolvere l’attuale non-luogo di quest’area trasformandolo in un ambiente in cui sia piacevole spostarsi, fermarsi,  conversare, leggere, studiare, informarsi, ecc., un quartiere insomma, presidiato da servizi pubblici confortevoli e di buona qualità. Tutto il contrario di quanto ci aspetta oggi. Non sarebbe proprio il caso di attrarre popolazioni dall’esterno per offrire poi uno spettacolo penoso.

* Architetto, assessore alla grandi opere del Comune di Induno Olona nella passata legislatura

Ci rivolgiamo ai Varesini liberi e responsabili Rosanna Vitali detta Geny

Il prossimo 5 giugno sarà “responsabilità” degli elettori delegare all’Amministrazione persone capaci, persone semplicemente di buon senso e concrete assolutamente capaci
1) di una visione chiara della deteriorata realtà locale e delle problematiche connesse
2) degli “obiettivi” da raggiungere
3) di darsi strumenti e criteri per conseguire eque soluzioni.
Varese è stata troppo sfruttata, senza risparmio per l’iniziativa e l’ingegno dei suoi cittadini, per la ricchezza collettiva da questi prodotta, per lo straordinario capitale avuto in dote dalla natura. La Città è inoltre stata gestita senza alcuna considerazione per il patrimonio storico-artistico ereditato da chi la bellezza del suo territorio aveva coltivato prima di noi. Chi nega questo deterioramento non ha negli ultimi decenni focalizzato il proprio sguardo sulle carenze che determinava e che i varesini hanno subito, l’attenzione rivolta invece verso interessi lontani da quelli dell’intera comunità.
Ma abbiamo finalmente un’alternativa.
Noi non siamo stati a guardare. Da tempo il Movimento Civico #VARESE2.0 denuncia e contrasta con successo macro-episodi di mala amministrazione: tutti “affari milionari”. Lo ha fatto e lo fa, svincolato da orientamenti politici che nella maggior parte delle contingenze ignorano o trascurano le peculiarità delle realtà territoriali. Libertà è agire in modo incondizionato, privilegio che il nostro movimento si conquista giorno dopo giorno. Per queste elezioni ci siamo autofinanziati, e anche questo ci rende liberi. Agiamo in modo INDIPENDENTE e soprattutto CONCRETO.
Queste elezioni amministrative varesine si legano come non mai a valori fondamentali in una società democratica: la libertà e l’indissolubilmente complementare “responsabilità”.
Ci rivolgiamo per questo ai Varesini liberi e responsabili, convinti che siano una silenziosa maggioranza, e chiediamo loro supporto e collaborazione prima e dopo il 5 giugno.

LA CITTÀ FUTURA di Valerio Crugnola Candidato Va.2.0

 

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Strategie per la crescita culturale della città

 

(2016-2031)

 

Trascurare la cultura come è avvenuto a Varese nel venticinquennio leghista ora avviato a un corrusco tramonto, è stata una scelta insensata.

In un sistema economico dominato dalla conoscenza, la cultura come attività creativa, produttiva, divulgativa e formativa diffusa è uno dei massimi fattori strategici per lo sviluppo economico e sociale di un territorio, per la crescita personale e la qualità della vita. La cultura è fonte di ricchezza, quale che sia il senso che diamo a questa parola.

Occorre investire nella cultura in un orizzonte di medio e lungo termine: il territorio varesino quale vogliamo sia nel 2030.

Migliorare l’offerta immediata di «eventi» è importante ma non è decisivo per il futuro della città. È a strutture permanenti che dobbiamo pensare. I pochissimi progetti dell’amministrazione uscente – in particolare il Masterplan di piazza Repubblica e la destinazione di Villa Mylius – vanno radicalmente rivisti o abbandonati, e sostituiti da una visione che coniughi opportunità e bisogni.

La via maestra consiste nel promuovere e realizzare istituzioni e infrastrutture innovative, tali da cambiare il volto di Varese e del suo hinterland. Questa strategia va sostenuta con flussi mirati di investimenti, pubblici e privati, che recuperino edifici, parchi o pezzi di territorio da ridestinare alla produzione e all’intrapresa culturale.

Varese non è una città di giovani né per giovani. Investire in cultura significa investire sul loro futuro. Il Comitato Varese 2.0 crede in una città che anche grazie all’intraprendenza culturale ringiovanisce sul piano demografico, intellettuale e civile e si libera finalmente della sua mentalità provinciale.

Gli investimenti in infrastrutture sono il pilastro della Varese futura.

 

  • La Biblioteca civica nella sede di via Sacco verrà arricchita da una sezione plurilingue e nella saggistica, e avrà una nova sede multimediale nell’edificio ristrutturato nella Caserma, destinata alla consultazione di e-book, siti scientifici e universitari, consultazione di libri, riviste, bibliografie e archivi on line, nonché film, composizioni musicali e quant’altro sia reperibile in internet. In parallelo andranno accresciute e meglio servite le sale studio.
  • Con gli anni vanno recuperati a funzioni culturali il Castello di Belforte, l’ex Seminario di Masnago, i Broletto e gli antichi cortili del centro, Palazzo Estense, Villa Tamagno, il compresso dell’ex Ospedale Psichiatrico a Bizzozzero, villa Recalcati, alcuni edifici di archeologie industriale (a partire dall’ex Macello), e alcune scuole in disuso,
  • Le ville Mylius, Toeplitz e Baragiola devono divenire poli culturali di prima grandezza.
  • Va acquisito almeno un edificio di grande pregio che possa ospitare un Museo del Liberty.
  • Gli edifici dell’ex Collegio Sant’Ambrogio vanno mantenute per riportare almeno una parte delle attività universitarie, specie quelle rilevanti per tutta la città.

Lo scopo di questi recuperi è di potenziare anzitutto le opportunità formative a disposizione della città. Pensiamo a un circuito di nuova concezione di musei didattici (la storia della città dal ‘700 ai giorni nostri; la storia della produzione e dell’economia di Varese e provincia; la Storia delle Scienze e delle Tecniche con particolare attenzione agli apporti locali, e altro ancora). Pensiamo a un decentramento di eventi culturali che investa le periferie; il recupero di questi spazi andrà destinato alle attività associative e ricreative, alle espressioni culturali amatoriali e alla divulgazione popolare.

La città potrà ospitare tre nuove e originali istituzioni di alta formazione: un’Accademia del Paesaggio; un’Accademia per le espressioni artistiche e visuali contemporanee; un’Accademia delle Musiche contemporanee.

La principale risorsa della città sono i parchi, pubblici e privati. Essi andranno inclusi a pieno titolo nei percorsi culturali, didattici e turistici della città. Le architetture del Campo dei Fiori devono rientrare in questi percorsi con interventi tanto urgenti quanto opportuni. Vanno allestiti altri parchi naturali attrezzati e protetti: il PLIS della Bevera e un parco tra Calcinate del Pesce e Capolago, da imperniare se possibile su un Acquario Lacuale inedito in Italia.

Vanno valorizzate e sostenute alcune eccellenze: la Cittadella delle Scienze; il Premio Chiara; Filmstudio ’90; Esterno Notte; Convergenze; Corti/Sonici; Stagione Musicale; Musica nelle Ville; Microcosmi.

L’offerta di eccellenze potrà essere ampliata nel corso del tempo in riferimento alla storia della città, ai ruoli dell’università e all’esistenza di competenze in grado di varare nuove rassegne. L’alta divulgazione dovrà unirsi a eventi originali che distinguano la città in sede nazionale o internazionale.

Infine, il rilancio del Sacro Monte verrà anzitutto dalla sua restituzione ai valori spirituali che gli sono propri, meglio se reinterpretati alla luce delle culture contemporanee, religiose e laiche.

C’è qualcosa di nuovo di Rosanna Vitali detta Geny candidata Varese2.0

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C’è qualcosa di nuovo che merita una riflessione e anche il tuo voto
Siamo 32 in questa Lista. Il capolista è Daniele Zanzi, colui che più si è speso nel tempo (non solo nelle ultime 4 settimane!). Con #Vareseduepuntozero lo ha fatto negli ultimi 3 anni, per affrontare chi decideva e praticava per la Città scelte sciagurate e anche scellerate, riuscendo talvolta ad impedirle con la sola forza dell’impegno civico. Siamo fuori dai partiti che vediamo da decenni distaccati dalla realtà della persona comune, del lavoratore, dello straniero, del “contribuente”, non solo quello abbiente, nelle cui tasche si fruga per coprire i buchi di amministrazioni e gestioni pubbliche miopi, inconcludenti, disattente e sprecone. Ma abbiamo idee politiche e le abbiamo incrociate al servizio di uno scopo: darci un’alternativa di cambiamento.
Guardate ora le altre Liste. E’ un voto vecchio quello che chiedono. Hanno strumenti diversi dai nostri, che ci autotassiamo per produrre una comunicazione elettorale diretta e non capillare. Nessuno potrà influenzarci, perché nessuno avrà crediti nei nostri confronti a partire dal 6 giugno. Non abbiamo sfruttato la semi-popolarità d’alcuno che fornisca una maschera a burattinai per i quali il destino di Varese è stato, ed è, d’evidente disinteresse.
Siamo INDIPENDENTI. Per questo possiamo proporci quali controllori, dall’interno, dell’operato di una Amministrazione comunale che pretenderemo agisca in trasparenza, in efficienza, con la dovuta attenzione ed oculatezza, con una programmazione condivisa e rispetto per il patrimonio comune: il verde della nostra “Varese in un giardino” e le nostre privilegiate risorse naturali, quelle storiche e artistiche, la nostra cultura, la libera inventiva ed iniziativa individuali che hanno prodotto il benessere che Varese merita di riconquistare.

Project financing di Angelo Rusconi* candidato di VA2.0

 

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Project financing, in italiano finanza di progetto, indica una tecnica di finanziamento applicata tipicamente a progetti infrastrutturali che in virtù di un’elevata prevedibilità dei ricavi possono essere “bancabili” nonostante l’ampio lasso di tempo (anni) che intercorre tra la data di inizio del progetto e quella in cui esso comincia a generare flussi di cassa.

Esempi tipici di questi progetti sono strade, ferrovie, talora impianti di generazione elettrica e naturalmente… piscine e campi di tennis.

Prima di chiederci il perché di questa popolarità in politica di una parola apparentemente così tecnica, vale la pena di leggere quanto scrive l’Istituto Bruno Leoni in un recentissimo articolo (‘Infrastrutture: privatizzare i profitti ma anche le perdite’. BRE-BE-MI e le altre “grandi opere”’ di Francesco Ramella) che analizza la disastrosa (per le tasche dei contribuenti) esperienza della BRE-BE-MI. Non è questa la sede per analizzare i numeri della BRE-BE-MI e nemmeno quella per estendere l’analisi ad un’esperienza a noi molto più vicina come quella della Pedemontana, anche se la tentazione sarebbe molto forte…

Vogliamo invece concentrarci su alcuni dati che riguardano un vastissimo campione di progetti di questo genere (258, realizzati in 20 nazioni e 5 continenti). Secondo lo studio citato nell’articolo (Flyvbjerg, 2003): a) lo scostamento medio tra preventivo e consuntivo oscilla tra il 20.4% (strade) ed il 44.7% (ferrovie e metropolitane); b) un solo progetto su 10 viene completato nel rispetto del budget iniziale; c) per i progetti ferroviari l’utenza reale risulta in media pari al 39% di quella stimata in fase progettuale.

Le conclusioni sono del tutto evidenti. “La non casualità degli errori con la netta prevalenza di quelli che, nella fase di decisione, determinano un bias, ovvero un pregiudizio positivo a favore della realizzazione delle opere […]” rende “quindi ragionevole ipotizzare che non di errori si tratti ma di scelte intenzionali da parte di pianificatori, decisori e promotori volte a favorire l’approvazione ed il finanziamento delle infrastrutture”. In parole povere si mente sapendo di mentire.

E qui forse qualche indizio sulla popolarità del project financing tra la classe politica cominciamo ad averlo. Ma la vera chiave della popolarità di questa tecnica è la sua (apparente) gratuità per i bilanci pubblici. Devo costruire lo stadio? Project financing! Mi manca una tangenziale? Project financing? Devo ristrutturare piscine e campi da tennis? Project financing!

Insomma si lancia il progetto, lo si inaugura tre o quattro volte giusto per essere sicuri che gli elettori si ricordino il politico che ha ‘donato’ alla cittadinanza la preziosa opera pubblica e poi, quando ci si accorge che i ricavi non ci sono, si fanno regali agli imprenditori politicamente connessi e si alzano le tasse ed il debito pubblico.

Venendo al nostro caso specifico sembrerebbe quindi che una “cordata” (termine anche questo ormai inflazionato…) avrebbe presentato un piano che prevede un investimento di oltre 2 milioni di euro finalizzato alla ristrutturazione e alla successiva manutenzione ordinaria e straordinaria di un polo sportivo che comprende Palaghiaccio e Tennis Club Le Bettole. Tale piano, inutile dirlo, prevede che venga promosso un bando per il project financing (“Polo sportivo, c’è il progetto”).

Sorvolando sul fatto che tali progetti abbiano una strana tendenza a palesarsi nel periodo elettorale, è curioso che mentre per anni l’assegnazione della gestione degli impianti comunali sia risultata a dir poco complessa ed il precedente bando sia andato deserto, ora improvvisamente si manifesti un progetto di tale portata.

Ciò non vuol dire rifiutare a priori un progetto potenzialmente utile per la città ma significa invece affermare sin da ora che qualsiasi iniziativa che prevede l’uso di risorse o di strutture pubbliche deve essere gestita in modo pienamente trasparente. Nessun progetto rilevante può essere intrapreso senza una seria analisi costi/benefici.

In particolare nel caso di progetti finanziati con la tecnica del project financing è indispensabile definire in anticipo su chi (investitori privati, banche o comune) graveranno eventuali perdite qualora i ricavi dovessero rivelarsi inferiori alle attese (ipotesi tutt’altro che remota come evidenzia lo studio citato).

Varese 2.0 ha posto al centro della sua proposta politica l’attenzione ad una gestione oculata delle risorse pubbliche. Se il 5 giugno i varesini  concederanno fiducia al Movimento civico nemmeno un euro delle loro tasse verrà sprecato.

 

* Candidato al Consiglio Comunale per il Movimento civico #Varese 2.0, lista Zanzi

 

 

 

 

 

 

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