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L’AMBIENTE SIA IL NOSTRO “MANTRA” Di Daniele Zanzi

Villa Toeplitz, tra i “tesori naturali” di Varese

Villa Toeplitz, tra i “tesori naturali” di Varese

Oggi esiste, per la prima volta in millenni di storia, un problema comune a tutto il mondo; un problema che non conosce barriere, confini nazionali, linguistici, culturali, religiosi o di appartenenza: l’ambiente e la sua salvaguardia sono il reale, concreto ed universale nodo con cui bisogna e bisognerà confrontarsi, pena la sopravvivenza del genere umano nella nostra casa comune, così come la definisce Papa Francesco nella sua enciclica Laudato sì.

Un problema enorme sul quale ho già scritto diverse volte su RMFonline. Vorrei rimarcarlo ancora una volta perché, se è vero che il nostro contributo di piccola comunità non può che essere limitato di fronte alla sua globalizzazione, è anche vero che tante gocce insieme possono fare un oceano e che, se non si inizia dall’orto dietro casa, non si può poi pretendere di arrivare ad una soluzione. Le dimensioni universali e la gravità del problema non possono essere prese ad alibi per posticipare, per delegare, per nascondere la testa nella sabbia e far finta di non vedere o passare la peppa tencia a chi verrà dopo o al Governo centrale.

Non mi soffermo su dati e cifre già note ai più; tengo solo a ribadire che Varese, nel suo piccolo, ha superato nel corso dell’anno per decine di giornate il limite consentito per legge di inquinanti dell’aria; la nostra città si distingue poi per una percentuale di riciclo pari al 65 %; non ha alcun centro per il compostaggio dei rifiuti verdi; non ha mai impostato un serio e programmato piano d’interventi per le energie alternative tant’è che nessun edificio pubblico o scuola comunale vede installati sul proprio tetto pannelli solari o fotovoltaici; nessun autobus comunale utilizza energie alternative, nessuna iniziativa è presa a disincentivare il traffico privato come poche sono le misure per ridurre gli scarichi inquinanti delle caldaie negli edifici pubblici. L’amianto su tetti di molti immobili comunali (Macello Civico, Centrale del latte, scuole e palestre) non è stato ancora rimosso e per di più si trova nel pericoloso stato di avanzato sfaldamento e degrado. Insomma, l’attuale amministrazione non si è certo distinta nell’opera di portare un esemplare contributo a contenere le problematiche ambientali. Ci si limita, tutt’al più, perché lo impone una legge, ad istituire blocchi all’ingresso della città quando i limiti d’inquinamento vengono superati. Bastasse quello! L’assessore di turno rilascia di volta in volta interviste con buone intenzioni che tali rimarranno e tutto finisce lì, nella trepida attesa di un vento o di un acquazzone che risolva per un paio di settimane il fastidi. Ci si affida insomma al classico stellon e si incrociano le dita!

E per nostra fortuna Varese è città ricchissima di alberi e di spazi verdi, privati per lo più, che contribuiscono enormemente e gratuitamente a ridurre i tassi d’inquinamento e le polveri sottili nell’aria.

Ritorno sull’argomento in queste frenetiche giornate di campagna elettorale, ricche, come non mai, di promesse e del tutto; pochi però si soffermano su questo problema se non con generiche intenzioni di buona volontà ocon la proposizione di iniziative slegate e singole. Ben altri sembranoessere gli argomenti forieri di voti e consensi elettorali.

Ribadisco ancora una volta che Varese dovrebbe fare dell’ambiente il propriomantra; per ambiente non intendo solo il verde, i parchi e i giardini. Sarebbe troppo limitativo; il mio pensiero e la mia visione vanno ben oltre un’ aiuola o un nuovo parco; non possono essere compartimentati alla mia esperienza professionale.

Varese può e deve divenire l’eccellenza italiana dell’ambiente. La mia ambizione e il mio sogno sono quelli di vederla al primo posto nelle classifiche nazionali; ma – si badi bene – prima non solo nei risultati tecnici conseguiti ( qualità delle acque, dell’aria, riciclo, autosufficienza energetica, eccetera ), ma anche in vetta all’eccellenza ambientale culturale. Varese città dell’ambiente porterebbe anche un dovuto ritorno economico agli investimenti tecnici eseguiti. L’ambiente infatti non migliora solo qualità della vita,ma può riportare risorse e quattrini a chi vi ha investito. Questo è il punto chiave del mio pensiero e della mia proposta.

Con l’ambiente ci si può mangiare, eccome. Attorno vi possono ruotare l’occupazione (nuovi e tanti posti di lavoro), nuovi rami industriali ed artigianali, sicuramente d’eccellenza, nuovi corsi di studio portati avanti dalla nostra università, cultura,turismo e attività sportive.

Quindi al via subito con tavoli tecnici programmatici, via con start up innovative nel settore (molti sono i progetti europei da saper e voler cogliere), via con un assessorato dedicato che sappia raccogliere le tante eccellenze tecniche e professionali del nostro territorio scelte però per meriti e non per appartenenze, via da subito alla realizzazione di un centro di compostaggio degli scarti verdi – che a Varese sono davvero tanti e non possono essere considerati un rifiuto, bensì una ricchezza -, via alla messa in rete con altri Comuni limitrofi delle eccellenze ambientali, perché l’ambiente non ha confini comunali e l’unione, attorno al capoluogo allargato, fa la forza e di certo la differenza. Insomma via alla visione di Varese 2030 la Città in un Giardino e non più la Città Giardino. Questo è il mio augurio a chi sarà chiamato ad amministrare la nostra amata Varese.

LA CITTÀ FUTURA di Valerio Crugnola Candidato Va.2.0

 

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Strategie per la crescita culturale della città

 

(2016-2031)

 

Trascurare la cultura come è avvenuto a Varese nel venticinquennio leghista ora avviato a un corrusco tramonto, è stata una scelta insensata.

In un sistema economico dominato dalla conoscenza, la cultura come attività creativa, produttiva, divulgativa e formativa diffusa è uno dei massimi fattori strategici per lo sviluppo economico e sociale di un territorio, per la crescita personale e la qualità della vita. La cultura è fonte di ricchezza, quale che sia il senso che diamo a questa parola.

Occorre investire nella cultura in un orizzonte di medio e lungo termine: il territorio varesino quale vogliamo sia nel 2030.

Migliorare l’offerta immediata di «eventi» è importante ma non è decisivo per il futuro della città. È a strutture permanenti che dobbiamo pensare. I pochissimi progetti dell’amministrazione uscente – in particolare il Masterplan di piazza Repubblica e la destinazione di Villa Mylius – vanno radicalmente rivisti o abbandonati, e sostituiti da una visione che coniughi opportunità e bisogni.

La via maestra consiste nel promuovere e realizzare istituzioni e infrastrutture innovative, tali da cambiare il volto di Varese e del suo hinterland. Questa strategia va sostenuta con flussi mirati di investimenti, pubblici e privati, che recuperino edifici, parchi o pezzi di territorio da ridestinare alla produzione e all’intrapresa culturale.

Varese non è una città di giovani né per giovani. Investire in cultura significa investire sul loro futuro. Il Comitato Varese 2.0 crede in una città che anche grazie all’intraprendenza culturale ringiovanisce sul piano demografico, intellettuale e civile e si libera finalmente della sua mentalità provinciale.

Gli investimenti in infrastrutture sono il pilastro della Varese futura.

 

  • La Biblioteca civica nella sede di via Sacco verrà arricchita da una sezione plurilingue e nella saggistica, e avrà una nova sede multimediale nell’edificio ristrutturato nella Caserma, destinata alla consultazione di e-book, siti scientifici e universitari, consultazione di libri, riviste, bibliografie e archivi on line, nonché film, composizioni musicali e quant’altro sia reperibile in internet. In parallelo andranno accresciute e meglio servite le sale studio.
  • Con gli anni vanno recuperati a funzioni culturali il Castello di Belforte, l’ex Seminario di Masnago, i Broletto e gli antichi cortili del centro, Palazzo Estense, Villa Tamagno, il compresso dell’ex Ospedale Psichiatrico a Bizzozzero, villa Recalcati, alcuni edifici di archeologie industriale (a partire dall’ex Macello), e alcune scuole in disuso,
  • Le ville Mylius, Toeplitz e Baragiola devono divenire poli culturali di prima grandezza.
  • Va acquisito almeno un edificio di grande pregio che possa ospitare un Museo del Liberty.
  • Gli edifici dell’ex Collegio Sant’Ambrogio vanno mantenute per riportare almeno una parte delle attività universitarie, specie quelle rilevanti per tutta la città.

Lo scopo di questi recuperi è di potenziare anzitutto le opportunità formative a disposizione della città. Pensiamo a un circuito di nuova concezione di musei didattici (la storia della città dal ‘700 ai giorni nostri; la storia della produzione e dell’economia di Varese e provincia; la Storia delle Scienze e delle Tecniche con particolare attenzione agli apporti locali, e altro ancora). Pensiamo a un decentramento di eventi culturali che investa le periferie; il recupero di questi spazi andrà destinato alle attività associative e ricreative, alle espressioni culturali amatoriali e alla divulgazione popolare.

La città potrà ospitare tre nuove e originali istituzioni di alta formazione: un’Accademia del Paesaggio; un’Accademia per le espressioni artistiche e visuali contemporanee; un’Accademia delle Musiche contemporanee.

La principale risorsa della città sono i parchi, pubblici e privati. Essi andranno inclusi a pieno titolo nei percorsi culturali, didattici e turistici della città. Le architetture del Campo dei Fiori devono rientrare in questi percorsi con interventi tanto urgenti quanto opportuni. Vanno allestiti altri parchi naturali attrezzati e protetti: il PLIS della Bevera e un parco tra Calcinate del Pesce e Capolago, da imperniare se possibile su un Acquario Lacuale inedito in Italia.

Vanno valorizzate e sostenute alcune eccellenze: la Cittadella delle Scienze; il Premio Chiara; Filmstudio ’90; Esterno Notte; Convergenze; Corti/Sonici; Stagione Musicale; Musica nelle Ville; Microcosmi.

L’offerta di eccellenze potrà essere ampliata nel corso del tempo in riferimento alla storia della città, ai ruoli dell’università e all’esistenza di competenze in grado di varare nuove rassegne. L’alta divulgazione dovrà unirsi a eventi originali che distinguano la città in sede nazionale o internazionale.

Infine, il rilancio del Sacro Monte verrà anzitutto dalla sua restituzione ai valori spirituali che gli sono propri, meglio se reinterpretati alla luce delle culture contemporanee, religiose e laiche.

LA SFIDA DELL’INTEGRAZIONE di Olga Mweya candidata Va2.0

 

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La popolazione straniera è una grande risorsa per Varese. Si tratta del 12,5% della popolazione residente: 10.070 persone su 80.600. I paesi di provenienza sono 120. I livelli di istruzione e occupazione sono medio-alti. In maggioranza si tratta di giovani, spesso nati in Italia e italiani per cultura e stili di vita. A queste cifre vanno aggiunte le persone ormai italiane a tutti gli effetti, spesso pienamente integrate.vA Varese e nel suo hinterland non vi sono tensioni tra autoctoni e migranti, tra italiani e stranieri.

Due altri dati devono avere il giusto peso. 1) La presenza temporanea di profughi, rifugiati e richiedenti asilo a Varese e dintorni non supera le 500 unità, e non è avvertita dalla popolazione residente. 2) In gran parte la popolazione straniera è cristiana o non credente. Meno di un quarto è costituito da quegli islamici che una quota della popolazione autoctona avverte come minacciosi.

Come ovunque, vi sono sacche di emarginazione, non però diverse da quelle che colpiscono la popolazione italiana. L’esposizione alla marginalità e alla povertà non ha nazione. È il degrado prodotto da chi ha amministrato la città ad attrarre fenomeni di devianza; non sono i fenomeni di devianza a provocare il degrado.

 

Il primo obiettivo è di offrire alla popolazione una conoscenza razionale, dati alla mano, delle condizioni della popolazione straniera residente, in modo da correggere distorte percezioni soggettive.

Altri obiettivi riguardano il miglioramento delle condizioni di integrazione. Occorre:

  • ridurre la separazione tra i vari gruppi di provenienza degli stranieri e i nativi italiani. Vivere fianco a fianco e facilitare le occasioni di incontro migliorano la conoscenza reciproca.
  • ridurre i livelli di marginalità con interventi mirati, soprattutto nell’accesso ai servizi sociali primari e nei loro costi;
  • prevenire potenziali conflitti con comportamenti politici oculati.

La lingua madre è la sola identità forte che caratterizza il mondo contemporaneo. I migranti possono averne più di una. Migliore sarà il possesso della lingua italiana, e migliori saranno il senso di appartenenza a un medesimo gruppo culturale e i livelli di convivenza. Nello stesso tempo è bene che le seconde generazioni conoscano la lingua dei loro genitori. È possibile fare qualcosa in ambedue le direzioni.

Di fatto Varese è una città cosmopolita, ma ancora soffocata da una mentalità provinciale. Così le sue potenzialità vengono sprecate. Bisogna lavorare su ambedue le mentalità: quella dei migranti (soprattutto nelle discriminazioni di genere), e quella degli autoctoni (soprattutto nei pregiudizi xenofobi).

Chiediamo agli elettori di compiere scelte meditate, e non in preda alla paura e alla demagogia.

COMITATO CIVICO VARESE 2.0 di Valerio Crugnola

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«Fare per fermare il declino»:

le politiche per il lavoro

 

Varese è una città che ha smarrito pressoché tutte le sue radicate vocazioni produttive, industriali e terziarie. Il declino della città e del suo hinterland sono sotto gli occhi di tutti. Serve una discontinuità netta con le fallimentari politiche delle passate amministrazione. Ecco le nostre proposte.

 

▪ Per amministrare, occorre conoscere e monitorare costantemente l’andamento del ciclo economico e il mercato del lavoro mediante studi commissionati alla facoltà di Economia dell’Università dell’Insubria sotto forma di assegni di ricerca a dottorandi coordinati dai docenti specialisti. In parallelo a queste indagini in profondità, andrà istituita una commissione extraconsiliare costituita da rappresentanti dell’Ente locale, delle imprese e delle  associazioni di categoria per monitorare semestralmente l’andamento del ciclo economico nell’area vasta, per accogliere suggerimenti, proposte e segnalazioni di criticità, nonché per migliorare i rapporti orizzontali tra l’amministrazione e i mondi del lavoro.

▪ I ruoli degli enti locali in materia di lavoro sono limitati. Ma entro quei limiti è possibile uscire dall’inerzia avvilente degli ultimi anni. Il nostro obiettivo come coalizione civica e democratica è quello di favorire la creazione di nuovi posti di lavoro a favore di giovani, donne e disoccupati di lungo periodo  residenti a Varese e nell’area vasta. Per conseguirlo, riteniamo che l’amministrazione pubblica e gli imprenditori (operanti in loco o qui giunti da fuori) debbano convergere su una piattaforma comune di mutuo aiuto e di mutuo vantaggio. Gli interventi più urgenti hanno per lo più anche effetti immediati: fiscali e amministrativi, per le imprese; conoscitivi, per il governo della città; formativi, per l’occupazione; organizzativi, per il coordinamento degli sforzi; politici, per acquisire fondi da destinare progetti speciali; tecnologici, per adeguare i servizi ai livelli più avanzati (ad esempio la banda XL e XXL).

▪ A tali fini andrà costituita, con funzioni di confronto decisionale e di coordinamento attuativo, una task force composta da esponenti del sistema delle imprese, delle associazioni di categoria, delle istituzioni regionali, provinciali e di area vasta, delle scuole ad indirizzo professionale, dell’università e altri centri di formazione, e di altri attori temporanei, come gli esponenti del governo centrale. Questa task force dovrà soprattutto: – adoperarsi per modificare o migliorare i rapporti tra domanda e offerta nel mercato del lavoro, potenziando e differenziando l’offerta formativa nell’istruzione professionale, negli studi universitari e postuniversitari e in nuove istituzioni ad alto contenuto di conoscenza, nonché cercando di riqualificare chi viene precocemente espulso dal mercato del lavoro o fatica ad entrarvi; – agevolare con politiche e norme opportune chi assume giovani o reinserisce disoccupati con contratti conformi alle leggi o espande le dimensioni produttive delle imprese; – costruire in modo diretto o indiretto reti e sistemi di integrazione infrastrutturale e produttiva, anche informatici, con altre aree territoriali; – promuovere l’economia locale mediante la cultura, le attività scientifiche, le pratiche sportive e la valorizzazione delle risorse turistiche; – favorire la transizione alla digitalizzazione di tutti i servizi sul territorio (inclusi quelli sanitari), alla green economy, alla cashless economy e alla social economy, che produce servizi sociali da destinare a donne, anziani, deboli, famiglie in difficoltà, meglio se coinvolgendo giovani preparati nel settore e persone precocemente espulse dal mercato del lavoro e riqualificabili.

▪ Per preparare scenari favorevoli a medio–lungo termine, è decisivo il ruolo dell’università come «ecosistema della conoscenza» e come polo per attrarre studenti, saperi, infrastrutture e servizi.

▪ Vanno sostenute le imprese di nuova generazione capaci di fare innovazione, in particolare con politiche di non tassazione locale – la cosiddetta No Tax Policy – per un minimo di tre anni a favore delle nuove imprese fino a un massimo di dieci dipendenti.

▪ Anche grazie a una politica urbanistica capace di recuperare il gap di infrastrutture e servizi, un aiuto consistente alle nuove imprese potrà venire dal recupero di aree industriali dismesse a costi agevolati, o addirittura di edifici che presentino le dovute caratteristiche di flessibilità.

▪ Occorre concentrare gli sforzi per invertire la rotta nei confronti del basso Canton Ticino e tornare ad attirare qui attività produttive anziché farle fuggire oltre il confine svizzero. Un appoggio del governo centrale e regionale è decisivo. Nel merito, andranno valutate le modalità più efficaci per creare un sistema low tax che incentivi il rientro delle aziende delocalizzate all’estero, e non solo in Svizzera. In parallelo, andranno sviluppate o accresciute le politiche a tutela dei frontalieri. Non si dimentichi però che il fattore che rende concorrenziale il Basso Ticino a scapito dell’Alto Varesotto è dato dai costi della burocrazia, troppo onerosi in termini di tempo, denaro e altre risorse. La semplificazione burocratica è un imperativo categorico per il sostegno al lavoro.

▪ Di immediata e urgente attuazione sono altre misure per facilitare il lavoro: – la semplificazione e lo sveltimento delle pratiche amministrative e burocratiche; – il sostegno al coworking, anche mettendo a disposizione a costi calmierati edifici di proprietà comunale (spazi idonei potrebbero essere ricavati entro l’enorme volumetria dell’ex Caserma); – l’incentivazione alla presenza delle donne nel mercato del lavoro, ad esempio consentendo la cura in comune dei bambini nelle aggregazioni produttive o di coworking, purché vi sia un numero sufficiente di madri con bimbi tra 1 e 4 anni; – l’adozione di sgravi fiscali e semplificazione a chi intraprende le attività produttive.

▪ Va premiato chi fa innovazione: gli artigiani per la qualità e la novità del prodotto; gli agricoltori in ambito ortofrutticolo che si dedicano a coltivazioni biologiche certificate; i produttori di servizi digitali; gli operatori nel commercio elettronico, in quelli di qualità, di nicchia e di prossimità; i proprietari di appartamenti o monolocali che li rendono fruibili per brevi affitti temporanei; chi riqualifica con le proprie imprese il centro e le periferie oggi degradate o lasciate a se stesse, impegnandosi nella fruizione qualitativa del tempo libero, della cultura e della vita associata; chiunque concorra con nuove forme di trasporto a ridurre il traffico delle  auto private.

▪ L’impegno per risanare la città dal degrado diffuso può essere fonte di occupazione temporanea in cui la donazione di tempo libero e abilità manuali si associa con limitate integrazioni di reddito.

▪ Infine, il miglioramento del sistema dei trasporti pubblici può ridurre le diseconomie che gravano sui lavoratori dipendenti e sulle imprese.

 

Il vostro voto alla lista del Movimento Civico Varese 2.0 andrà a rafforzare

questi orientamenti entro la coalizione che sostiene la candidatura di Davide Galimberti

C’è qualcosa di nuovo di Rosanna Vitali detta Geny candidata Varese2.0

santino1
C’è qualcosa di nuovo che merita una riflessione e anche il tuo voto
Siamo 32 in questa Lista. Il capolista è Daniele Zanzi, colui che più si è speso nel tempo (non solo nelle ultime 4 settimane!). Con #Vareseduepuntozero lo ha fatto negli ultimi 3 anni, per affrontare chi decideva e praticava per la Città scelte sciagurate e anche scellerate, riuscendo talvolta ad impedirle con la sola forza dell’impegno civico. Siamo fuori dai partiti che vediamo da decenni distaccati dalla realtà della persona comune, del lavoratore, dello straniero, del “contribuente”, non solo quello abbiente, nelle cui tasche si fruga per coprire i buchi di amministrazioni e gestioni pubbliche miopi, inconcludenti, disattente e sprecone. Ma abbiamo idee politiche e le abbiamo incrociate al servizio di uno scopo: darci un’alternativa di cambiamento.
Guardate ora le altre Liste. E’ un voto vecchio quello che chiedono. Hanno strumenti diversi dai nostri, che ci autotassiamo per produrre una comunicazione elettorale diretta e non capillare. Nessuno potrà influenzarci, perché nessuno avrà crediti nei nostri confronti a partire dal 6 giugno. Non abbiamo sfruttato la semi-popolarità d’alcuno che fornisca una maschera a burattinai per i quali il destino di Varese è stato, ed è, d’evidente disinteresse.
Siamo INDIPENDENTI. Per questo possiamo proporci quali controllori, dall’interno, dell’operato di una Amministrazione comunale che pretenderemo agisca in trasparenza, in efficienza, con la dovuta attenzione ed oculatezza, con una programmazione condivisa e rispetto per il patrimonio comune: il verde della nostra “Varese in un giardino” e le nostre privilegiate risorse naturali, quelle storiche e artistiche, la nostra cultura, la libera inventiva ed iniziativa individuali che hanno prodotto il benessere che Varese merita di riconquistare.

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