(5) Valerio Crugnola_20160527151312

 

«Fare per fermare il declino»:

le politiche per il lavoro

 

Varese è una città che ha smarrito pressoché tutte le sue radicate vocazioni produttive, industriali e terziarie. Il declino della città e del suo hinterland sono sotto gli occhi di tutti. Serve una discontinuità netta con le fallimentari politiche delle passate amministrazione. Ecco le nostre proposte.

 

▪ Per amministrare, occorre conoscere e monitorare costantemente l’andamento del ciclo economico e il mercato del lavoro mediante studi commissionati alla facoltà di Economia dell’Università dell’Insubria sotto forma di assegni di ricerca a dottorandi coordinati dai docenti specialisti. In parallelo a queste indagini in profondità, andrà istituita una commissione extraconsiliare costituita da rappresentanti dell’Ente locale, delle imprese e delle  associazioni di categoria per monitorare semestralmente l’andamento del ciclo economico nell’area vasta, per accogliere suggerimenti, proposte e segnalazioni di criticità, nonché per migliorare i rapporti orizzontali tra l’amministrazione e i mondi del lavoro.

▪ I ruoli degli enti locali in materia di lavoro sono limitati. Ma entro quei limiti è possibile uscire dall’inerzia avvilente degli ultimi anni. Il nostro obiettivo come coalizione civica e democratica è quello di favorire la creazione di nuovi posti di lavoro a favore di giovani, donne e disoccupati di lungo periodo  residenti a Varese e nell’area vasta. Per conseguirlo, riteniamo che l’amministrazione pubblica e gli imprenditori (operanti in loco o qui giunti da fuori) debbano convergere su una piattaforma comune di mutuo aiuto e di mutuo vantaggio. Gli interventi più urgenti hanno per lo più anche effetti immediati: fiscali e amministrativi, per le imprese; conoscitivi, per il governo della città; formativi, per l’occupazione; organizzativi, per il coordinamento degli sforzi; politici, per acquisire fondi da destinare progetti speciali; tecnologici, per adeguare i servizi ai livelli più avanzati (ad esempio la banda XL e XXL).

▪ A tali fini andrà costituita, con funzioni di confronto decisionale e di coordinamento attuativo, una task force composta da esponenti del sistema delle imprese, delle associazioni di categoria, delle istituzioni regionali, provinciali e di area vasta, delle scuole ad indirizzo professionale, dell’università e altri centri di formazione, e di altri attori temporanei, come gli esponenti del governo centrale. Questa task force dovrà soprattutto: – adoperarsi per modificare o migliorare i rapporti tra domanda e offerta nel mercato del lavoro, potenziando e differenziando l’offerta formativa nell’istruzione professionale, negli studi universitari e postuniversitari e in nuove istituzioni ad alto contenuto di conoscenza, nonché cercando di riqualificare chi viene precocemente espulso dal mercato del lavoro o fatica ad entrarvi; – agevolare con politiche e norme opportune chi assume giovani o reinserisce disoccupati con contratti conformi alle leggi o espande le dimensioni produttive delle imprese; – costruire in modo diretto o indiretto reti e sistemi di integrazione infrastrutturale e produttiva, anche informatici, con altre aree territoriali; – promuovere l’economia locale mediante la cultura, le attività scientifiche, le pratiche sportive e la valorizzazione delle risorse turistiche; – favorire la transizione alla digitalizzazione di tutti i servizi sul territorio (inclusi quelli sanitari), alla green economy, alla cashless economy e alla social economy, che produce servizi sociali da destinare a donne, anziani, deboli, famiglie in difficoltà, meglio se coinvolgendo giovani preparati nel settore e persone precocemente espulse dal mercato del lavoro e riqualificabili.

▪ Per preparare scenari favorevoli a medio–lungo termine, è decisivo il ruolo dell’università come «ecosistema della conoscenza» e come polo per attrarre studenti, saperi, infrastrutture e servizi.

▪ Vanno sostenute le imprese di nuova generazione capaci di fare innovazione, in particolare con politiche di non tassazione locale – la cosiddetta No Tax Policy – per un minimo di tre anni a favore delle nuove imprese fino a un massimo di dieci dipendenti.

▪ Anche grazie a una politica urbanistica capace di recuperare il gap di infrastrutture e servizi, un aiuto consistente alle nuove imprese potrà venire dal recupero di aree industriali dismesse a costi agevolati, o addirittura di edifici che presentino le dovute caratteristiche di flessibilità.

▪ Occorre concentrare gli sforzi per invertire la rotta nei confronti del basso Canton Ticino e tornare ad attirare qui attività produttive anziché farle fuggire oltre il confine svizzero. Un appoggio del governo centrale e regionale è decisivo. Nel merito, andranno valutate le modalità più efficaci per creare un sistema low tax che incentivi il rientro delle aziende delocalizzate all’estero, e non solo in Svizzera. In parallelo, andranno sviluppate o accresciute le politiche a tutela dei frontalieri. Non si dimentichi però che il fattore che rende concorrenziale il Basso Ticino a scapito dell’Alto Varesotto è dato dai costi della burocrazia, troppo onerosi in termini di tempo, denaro e altre risorse. La semplificazione burocratica è un imperativo categorico per il sostegno al lavoro.

▪ Di immediata e urgente attuazione sono altre misure per facilitare il lavoro: – la semplificazione e lo sveltimento delle pratiche amministrative e burocratiche; – il sostegno al coworking, anche mettendo a disposizione a costi calmierati edifici di proprietà comunale (spazi idonei potrebbero essere ricavati entro l’enorme volumetria dell’ex Caserma); – l’incentivazione alla presenza delle donne nel mercato del lavoro, ad esempio consentendo la cura in comune dei bambini nelle aggregazioni produttive o di coworking, purché vi sia un numero sufficiente di madri con bimbi tra 1 e 4 anni; – l’adozione di sgravi fiscali e semplificazione a chi intraprende le attività produttive.

▪ Va premiato chi fa innovazione: gli artigiani per la qualità e la novità del prodotto; gli agricoltori in ambito ortofrutticolo che si dedicano a coltivazioni biologiche certificate; i produttori di servizi digitali; gli operatori nel commercio elettronico, in quelli di qualità, di nicchia e di prossimità; i proprietari di appartamenti o monolocali che li rendono fruibili per brevi affitti temporanei; chi riqualifica con le proprie imprese il centro e le periferie oggi degradate o lasciate a se stesse, impegnandosi nella fruizione qualitativa del tempo libero, della cultura e della vita associata; chiunque concorra con nuove forme di trasporto a ridurre il traffico delle  auto private.

▪ L’impegno per risanare la città dal degrado diffuso può essere fonte di occupazione temporanea in cui la donazione di tempo libero e abilità manuali si associa con limitate integrazioni di reddito.

▪ Infine, il miglioramento del sistema dei trasporti pubblici può ridurre le diseconomie che gravano sui lavoratori dipendenti e sulle imprese.

 

Il vostro voto alla lista del Movimento Civico Varese 2.0 andrà a rafforzare

questi orientamenti entro la coalizione che sostiene la candidatura di Davide Galimberti