ANGELO DEL CORSO – 04/03/2016

Il LAC a Lugano e il progetto per piazza Repubblica

Il LAC a Lugano e il progetto per piazza Repubblica

Fermi tutti: controlliamo i conti. Questo è l’invito che molti cittadini rivolgono all’Amministrazione Comunale di Varese, ormai convinti (il sospetto non è più tale) che l’impianto economico previsionale per gli interventi sui comparti Piazza Repubblica – Caserma Garibaldi e Nuovo Teatro – Via Ravasi non abbia alcuna attendibilità. Ai sette milioni di euro ipotizzati per intervenire sulla piazza e rianimare l’insanabile ex Caserma si dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, sommare almeno altri sette milioni perché il progetto vincitore possa essere cantierato.

Da anni ingenti risorse sono state riversate sull’ex Caserma, dall’incauto e prematuro acquisto del rudere alle opere di puntellamento che, probabilmente, rallenteranno semplicemente un destino rovinoso. Pertanto si raggiungono diciotto milioni di euro per dotare Varese di una biblioteca che dovrebbe sostituire quella esistente, efficiente e ben collocata, e realizzare altresì un polo culturale (ben poco specificato) dimenticando le possibilità di recupero di molte strutture cittadine abbandonate che, se risanate, costituirebbero l’auspicato “rammendo” del tessuto urbano varesino, arrestando il degrado e attivando la riqualificazione dei luoghi. Il fatto più emblematico del progetto di questo comparto è evidenziato nella proposta di riqualificazione della Piazza: la sua negazione. Si ipotizza un giardino urbano con la messa a dimora di piante che non avranno futuro per mancanza di terra e ci si dovrà accontentare di aiuole da non calpestare, altrimenti sarà compromesso anche il manto erboso. E il Monumento ai Caduti del Butti? Occultato da una barriera (comunque verde).

Gli esempi di Lucerna e Lugano

Qualche legittimo dubbio sulle valutazioni economiche sorge anche per le previsioni del comparto costituito dal Nuovo Teatro e dagli insediamenti su Via Ravasi. Decine di milioni di euro sono una cifra enorme, se rapportata alle condizioni reali della città, Amministrazione Comunale compresa. Eppure l’ipotesi economica, che ci appare faraonica, non contiene sufficienti elementi giustificativi. Una elementare indagine comparativa, forse, potrà chiarire alcuni aspetti. A pochi chilometri dalla nostra Varese, sono state realizzate recentemente analoghe strutture: il Centro di Cultura e Congressi KKL a Lucerna nel 2000 e il LAC, Lugano Arte e Cultura, in attività da alcuni mesi. Il primo progetto è stato redatto da Jean Nouvelle e il secondo da Ivano Gianola, entrambi archistar del firmamento internazionale. Ivano Gianola vinse il concorso internazionale per il LAC nel 2001 con una proposta d’intervento unitario sul comparto, così come richiesto dal bando, trasmettendo una visione di riqualificazione urbana forte e convincente. Solo in una successiva fase il progetto fu suddiviso in comparti d’intervento esecutivo.

A tal proposito suggerisco la rilettura del documento “Semi di Città” che Varese 2.0 propose nello scorso settembre. Le definizioni funzionali richieste dal bando di concorso per il LAC contengono numerosi elementi comuni ai concorsi varesini: interventi di demolizione e ricostruzione, mantenimento di facciate di pregio (il liberty luganese certamente), la realizzazione di un teatro da 1000 posti, insediamenti privati e una Piazza. Il maggior onere è stato sopportato dall’operatore privato, consapevole del valore propulsivo dell’offerta culturale. Il costo preventivato? 210 milioni di franchi! Questa è la dimensione economica realistica di riferimento per opere di questa scala. Da rimarcare è altresì la cifra definita a consuntivo: 225 milioni di franchi che evidenzia, suscitando non poche polemiche negli svizzeri, un incremento di circa il 10% dei costi preventivati. L’affaire Repubblica, ancora sulla carta e lontani dalla posa della prima pietra, mostra una lievitazione dei costi preventivi del 100%. Tutti a carico della Comunità?

Nessuna archistar

I progetti urbani di tale importanza non possono prescindere dall’apporto sostanziale degli operatori privati che, solidalmente all’Amministrazione Pubblica, desiderano promuovere l’attrattività del territorio credendo nell’inscindibilità dello sviluppo economico dall’investimento nel benessere collettivo. La regalìa di volume edificabile e l’introito degli oneri di urbanizzazione non possono costituire l’unico apporto privato al compimento di un’opera pubblica di grande rilevanza, come la riqualificazione di un comparto cittadino. Il peccato originale del piano d’intervento su Piazza Repubblica è stato determinato dalla fretta che ha indicato percorsi inidonei. L’Accordo di Programma sottoscritto, forse irresponsabilmente, dalle varie forze partitiche componenti le Pubbliche Amministrazioni, sia di governo sia di parte dell’opposizione, ha determinato la disomogeneità del comparto, spezzandolo prima in due parti e successivamente imponendo i vincoli di collocazione delle funzioni desiderate, sostituendosi, di fatto, all’urbanista. In realtà è ormai una consuetudine, dalle nostre parti, considerare il progettista come semplice esecutore di un progetto già definito in sedi non professionali.

Le aspettative di partecipazione ai due concorsi varesini sono state deluse, non in termini di quantità bensì per la mancata adesione delle archistar. Negli importanti studi di architettura le offerte concorsuali sono seriamente valutate e, nel caso varesino, l’opportunità non è stata ritenuta idonea. Forse anche questi professionisti hanno concordato con le analisi sopra esposte: arroganza provinciale nelle imposizioni progettuali ed enorme approssimazione nelle valutazioni economiche.

Meglio fermarsi e lasciare che una nuova Amministrazione Comunale, sperando nell’esercizio delle buone regole e della competenza, ragionevolmente riveda questa vicenda e l’intero programma per la riattivazione del sistema città.